Covid 19 – La gens. Baby Boomers si scopre smart. Ma…

Apr
22

Covid 19 – La gens. Baby Boomers si scopre smart. Ma…

La pandemìa in atto ha modificato le nostre abitudini e i nostri comportamenti. Ce la faremo di certo, ma nulla sarà come prima. Gli studiosi di marketing, al fine di condizionare i nostri consumi e conseguentemente orientare le produzioni industriali ci hanno vivisezionato in cluster che coprono l’arco temporale di ciascun trentennio.

1. GENERAZIONI SECONDO LE MODERNE TECNICHE DI MARKETING DIGITALE

Silent Generation. Fra i più colpiti del COVID 19, sono coloro i quali hanno un’età compresa fra gli 85 e i 69 anni. E’ la generazione cresciuta tra la Grande Depressione e la seconda Guerra Mondiale ed hanno vissuto gli effetti della Guerra Fredda. E’ anche la generazione che ha lavorato e risparmiato più di tutte le altre; conformisti e tradizionalisti: «il lusso è comodità». La coda iniziale sta tentando di colmare il “digital knowledge gap”.

La Baby Boommers si colloca nella fascia di età fra i 49 e i 69 anni. E’ forse la fascia più ampia ed eterogenea al suo interno. Coesistono ultaricchi, ricchi e aspiranti ricchi (cfr. Affluent Market Insight by Spectrem Group). Sono consumatori di prodotti e servizi che mostrano il loro successo (anche ostentatori), individualisti e, nella fascia iniziale, «esploratori» (serendipity attitude). La Generazione X è ricompresa nella fascia compresa fra i 34 e i 49 anni, provengono da famiglie Baby Boomers, in prevalenza con doppio reddito che li hanno compensati con beni materiali per il poco tempo loro dedicato. Sono coloro i quali, più di altri hanno sperimentato il divorzio. Sono la generazione più interessante perché si apprestano a fare gli acquisti più importanti della vita.

La generazione Z Sono figli della «gens X» e iperviziati; cercano la gratificazione istantanea. Lavoreranno meno ma in maniera più intelligente; abituati a autodirigersi piuttosto che lavorare in gruppo. Sono i più consapevoli dei problemi ambientali che dovranno affrontare; sono tendenzialmente i più ecologisti. Sentono la pressione della «prova» e del «successo». Saranno consumatori «enigma» e si esprimeranno con la «Twitter language»

2. I BABY BOOMERS SI SCOPRONO SMART.

Il Covid 19 ha imposto a tutte le generazioni un contatto continuo, quasi violento ed ininterrotto, con le nuove tecnologie. I Baby Boomers specialmente, ad un tratto, si scoprono smart; peccato che i loro pari statunitensi lavorano in smart working dagli anni ‘70. Quindi mio caro Baby Boomers, non fare il gradasso se nell’arco di pochi giorni hai scoperto i benefici di questo distacco forzato. Per vedere il primo lavoro a distanza in Italia bisognerà aspettare 30 anni. Esso arriva come forma di telelavoro nel 1999 come formula limitata alla Pubblica Amministrazione che ad oggi solo il 9% lo utilizza.

In un’Italia burocate, apatica e che si compiace molto di se stessa, sembra un autogol che la Pubblica Amministrazione abbia anticipato il settore privato nell’adozione di questa formula di lavoro snello. Infatti, esso deve la propria adozione alla legge L. 22 maggio 2017, n. 81 “Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato.”

Ma si sa, la nostra Pubblica Amministrazione che tanto ci sta rendendo orgogliosi dal punto di vista sanitario, in generale resta impantanata e piegata su se stessa a guardarsi il proprio ombellico. Secondo l’ Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano (2018), dopo un anno circa dalla sua regolamentazione (2017), lo Smart working è stato adottato dal 58% delle grandi imprese,; seguono le PMI con il 24% mentre, come già detto resta sotto il 10% la Pubblica Amministrazione.

3. LO SMART WORKING È UNA FILOSOFIA.

E’ evidente che lo smart working non è nè un ripiego nè una ruota di scorta per far fronte ad un fermo temporaneo. Esso rappresenta un modo diverso di concepire e ripensare le organizzazioni, nelle quali imprenditori e manager superano il concetto di “controllo” ed i collaboratori che vi aderiscono non vivono l’assenza dagli uffici, come “un’occasione” in meno di dimostrare ai propri capi quanto si è capaci o un’occasione persa per non sapere per primi cosa è stato deciso ai piani alti. L’organizzazione viene ripensata in modo sinergico. Ogni cellula ha un suo micro obiettivo che concorre al raggiungimento del macro obiettivo di direzione o d’azienda.

4. LIBERTÀ E SICUREZZA POSSONO COESISTERE A PATTO CHE…

Non si affrontano per brevità quei tanti e tangibili vantaggi che lo smart working comporta, quali ad esempio, migliore qualità della vita, possibilità di essere vicini a familiari, specie quando necessitino di assistenza continuativa, minori costi di trasferimento, minore tempo trascorso in modo passivo, maggiore impatto ambientale, libertà di organizzare gli acquisti in fasce orarie. Se è vero quindi che abbiamo fatto di necessità virtù è altrettanto vero che tutte le imprese che non avevano pensato di implementare questa formula, oggi non vi possono ricorrere clonando sic et simpliciter, quello che si sta facendo in questo momento di emergenza.

Lavorare a distanza, infatti comporta in primis una cultura in sicurezza e un investimento in tecnologie per salvaguardare “la sicurezza dei dati aziendali”. Lavorare come si è fatto finora infatti non è affatto sicuro. La definizione di una policy sull’integrità dei dati è il primo passo per un corretto passaggio allo smart working. Le organizzazioni più illuminate che hanno già adottato un sano smart working, hanno dotato i propri collaboratori dipendenti di dispositivi ad hoc, ed applicativi per agire in ambiente SMART, ma improntato alla massima sicurezza. Tracciatura di presenza on line, accessi sicuri e protetti da software anti malware, sono solo due semplici esempi di come si possono limitare i danni.

I più, in questo momento stanno collaborando da remoto sottovalutando il rischio di mettere a rischio non solo i propri dati personali ma anche quelli aziendali. Quante aziende hanno imposto o hanno supportato i propri collaboratori a modificare i parametri standard dei loro accessi via ADSL o Wifi? In quanti sanno che le password amministrative di default dei più diffusi fornitori di linee, possono essere rintracciate con poca fatica su internet?

In definitiva quindi lavorare a distanza, presenta più vantaggi che svantaggi. L’unica condizione è non lasciare che i propri dipendenti utilizzino risorse proprie e che gli investimenti in tecnologie non rappresentino un ostacolo ma un’opportunità per ripensare, semplificare e digitalizzare i processi.